GIANLUCA BELLAVIGNA – INTERVISTA

Gianluca Bellavigna

Oggi abbiamo il piacere di intervistare uno degli imprenditori più innovativi del panorama informatico italiano: Gianluca Bellavigna, CEO e del Gruppo Maestrale.

A seguire la trascrizione integrale dell’intervista che ci ha concesso Gianluca Bellavigna.

Buongiorno Gianluca Bellavigna grazie di essere qui con noi. Si presenti in due parole.

Mi chiamo Gianluca Bellavigna ho 51 anni, sono socio di maggioranza e amministratore del Gruppo Maestrale, un gruppo che oggi conta circa 70 dipendenti, per un fatturato globale di circa 6 Ml di euro.

Come ha avuto origine il Gruppo Maestrale?

Dallo spin-off del gruppo industriale di cui ero il responsabile sistemi informativi. Non ho iniziato il mio percorso da imprenditore per vocazione ma per assecondare l’azienda per cui lavoravo, che probabilmente vide in me le capacità che nemmeno io sapevo di avere.
Un’azienda così lungimirante che mi lasciò libero, per il primo anno di attività, di girovagare per tutte le università italiane alla ricerca della tecnologia dell’idea da sviluppare.
Per strane analogie associo questa iniziazione all’imprenditoria (se vogliamo chiamarla così) alla modalità con cui mio nonno insegnava ai suoi nipoti a nuotare.
Quando per il prescelto arrivava il momento giusto – lo sa Iddio in base a quali parametri decidesse che era il momento giusto – mio nonno lo invitava a fare un giro in moscone e poi, arrivati dove la profondità dell’acqua non permetteva più di toccare, gli dava un calcio nel didietro e lo buttava in mare.
Tutti i miei cugini, io compreso, abbiamo imparato a nuotare in questo modo sotto il suo occhio vigile.
Devo ringraziare mio nonno per avermi tolto la paura dell’acqua e la mia ex azienda per avermi obbligato ad uscire dalla mia “confort zone” di dirigente ed avermi iniziato a questa professione della quale oggi sono orgoglioso.

Quando ha cominciato ad interessarsi alla tecnologia RFID?

RFID è stata la prima scelta tecnologica della Maestrale, di cui intuì subito la grande potenzialità in ambito industriale in un epoca in cui le applicazioni erano prevalentemente confinate in ambito militare.
Un aspetto non secondario, ed a quel tempo non esistevano, al di fuori di qualche laboratorio universitario, piattaforme strutturate che potessero rendere fruibile questa tecnologia.
A quei tempi il 90% delle società di informatica si occupava di software gestionale in un mercato saturo, che non offriva spazi a newco come la mia.
C’è da dire inoltre che nascere in un momento in cui l’informatica ristagnava (2004/2005/2006) e poco prima dell’inizio della crisi è stato un grande vantaggio; mentre gli altri infatti dovevano razionalizzare, ridurre le spese, cercare nuove idee, Maestrale era proprio su questi elementi che si era costruita, quindi dal 2009 ha cominciato a crescere a due cifre in mercati nuovi con poca concorrenza.

Come ha deciso di trasformare questa intuizione in un’azienda?

Direi che anche qui mi sento anomalo rispetto alla normale genesi: nel mio caso prima è nata l’impresa e poi l’idea. Poi le due cose sono diventate una sola, come una sola era ed è la componente caratterizzante l’identità della mia società: “l’innovazione”. Innovazione che all’inizio ho cercato e perseguito personalmente, ma che ora è frutto dell’impegno e della passione di tante persone che lavorano per Maestrale.

Oltre RFID quali sono i settori di attività del Suo gruppo oggi?

I settori di interesse sono: lo sviluppo di portali e piattaforme web, importanti attività nel settore dell’Industria 4.0, realizzazione di sistemi biomedicali e applicazioni di telemedicina.
Riveste una buona rilevanza nazionale la sua competenza nel campo della radiofrequenza (RFID), applicata alla logistica, tracciabilità e rintracciabilità. A questi settori si aggiunge quello dell’assistenza sistemistica e attività di Delivery per grandi clienti italiani ed esteri, un servizio che, a causa anche i diversi fusi orari, ci impegna H24 7/7.

Dott. Gianluca Bellavigna se dovesse in due righe definire le ragioni di questa crescita esplosiva data la sua breve vita imprenditoriale?

1. Un estremo scrupolo nella procedura di selezione delle risorse.
2. Un’attenzione costante alla formazione pre-lavorativa in aula e successiva “on job”, un rigoroso processo dove uno junior è in affiancamento con un tutor per almeno 3 anni. Un percorso faticoso, impegnativo e costoso che ci permette di avere risorse di assoluta eccellenza fortemente motivate.
3. Rispettare, incentivare i valori umani è l’unico modo che conosco per creare valori economici.
Il segreto dietro il mio successo è semplice, faccio quello che mi piace fare: crescere!

Quali i principi fondanti della Sua impresa?

Al primo posto grande attenzione e rispetto per le persone e per i clienti, a cui aggiungo un giusto mix di prudenza e spregiudicatezza ed infine il focus sulla ricerca e l’innovazione come ho già detto.

Ci parli un po’ dei prodotti della linea RFID e quali i vantaggi dell’offerta Maestrale rispetto alla concorrenza

La soluzione che nel tempo abbiamo costruito è modulare e parametrica, con architettura completamente web.
Con un’unica piattaforma riusciamo, oltre a gestire tutti i componenti di una soluzione RFID, ad interfacciarci con qualsiasi ERP oggi sul mercato.
Ciò ha fatto si che le nostre applicazioni abbiano spaziato in diversi contesti: dal fashion, alla falegnameria di precisione, all’Industria 4.0, alla manutenzione predittiva dei macchinari industriali, ecc.

Qual è la cosa che La rende più orgoglioso?

Riscuotere la fiducia dei miei collaboratori e di tanti clienti.

Si parla tanto di delocalizzazione e di fuga dall’Italia degli imprenditori – cosa l’ha spinta a restare in Italia?

Sono troppo legato alla mia città e alla mia regione e al mio paese per poter pensare di delocalizzare alcunché.
Questo forse è un limite ma anche la mia forza.

Come vede la tecnologia NFC?

Questa tecnologia è ancora ai blocchi di partenza ma sono certo che ci darà molte soddisfazioni in futuro, soprattutto grazie ai recentissimi sviluppi tecnologici che ci permettono di avere in un unico cip un tag NFC e RFID: la “tecnologia dual frequency”.
Ciò significa che d’ora in avanti potremmo non dover fare più distinzioni ma parlare unicamente di “microchip” o “tag”.
Questo consentirà ad produttore di interfacciarsi con l’acquirente dei suoi prodotti, di conoscere i suoi gusti, accorciando la filiera di go to market.
Il prodotto con microchip sarà il sostituto del vecchio commerciante che conosceva i nostri gusti sapendo suggerirci scelte e abbinamenti. Un modo per avvicinare il virtuale all’esperienza reale.
Probabilmente il vecchio commerciante chiuderà a breve la sua attività, ma suo nipote potrebbe essere colui che scrive un’App per utilizzare i tag NFC .
Ci sono infatti dei prodotti che sono poco venduti su internet (vestiti, scarpe, ecc.) proprio perché manca la possibilità di indossarli e quindi di farne un esperienza reale.
La tecnologia NFC può essere il pass per l’identificazione dei clienti, dei loro gusti, oltre ad essere l’accesso alla possibilità – tramite realtà aumentata – di provare virtualmente i capi.
Avendo tutti noi in tasca abbiamo un lettore NFC (il nostro smartphone) mi fa pensare che lo sviluppo di questo mercato ha come limite solo la nostra fantasia.

Che consiglio si sente di dare ad un giovane che abbia un’idea innovativa e l’ambizione di realizzarla?

30 anni fa ero anch’io uno di quei giovani che cercava un lavoro nella in questa città, un giovane con tante idee in testa.
Il ricordo di me ragazzo in una città priva di opportunità, ha condizionato la mia volontà di mantenere un ponte aperto tra l’azienda e i giovani meritevoli del mio territorio.
Nei prossimi progetti vorrei costruire un campus post universitario che sia anche un incubatore di start up innovative.
Il consiglio che posso dare ora è di avere fiducia nelle proprie idee. L’informatica è ancora una di quelle attività che possono essere intraprese senza grossi investimenti, con una smarcata prevalenza del capitale umano rispetto a quello monetario.

Avrà avuto delle difficoltà, non sarà stato tutto rosa e fiori…

Sì certo, ci sono stati momenti anche molto difficili, ma li ho gestiti da solo senza far trasparire nulla.
Qui entra in gioco il mio carattere, difficilmente mi lascio trasportare della tristezza e dal pessimismo, cerco di sorridere sempre.

Un sorriso di facciata quindi

No assolutamente. Sono sempre sinceramente sereno.

«ora ride »

Allora ci dica allora il suo segreto per questa serenità

Non è un segreto è una fortuna… la fortuna è che le mie passioni sono altrove ed a loro e solo a loro è connessa la mia emotività.

Il lavoro quindi non è la Sua passione?

No, il lavoro è solo un vizio, un vizio che non voglio ne riuscirei a togliermi!