NASCITA DELLE SOLUZIONI RFID

la nascita delle soluzioni RFID

RFID: Le origini

L’RFID è tutt’ora considerata una tecnologia emergente nonostante il suo primo utilizzo risalga alla Seconda Guerra Mondiale. Gli aerei tedeschi, per confondere la contraerea inglese, utilizzavano le insegne della Royal Air Force. Per aggirare questo inganno il governo inglese commissionò ad alcuni ricercatori lo sviluppo di un dispositivo di identificazione elettronico, il “Transponder RFID”. Il dispositivo aveva il compito di inviare un segnale radio univoco come risposta a un impulso ricevuto da una sorgente in radio frequenza (radar). Il Transponder veniva montato a bordo di un aereo consentendo la sicura identità una volta inquadrato da un radar. La comunicazione tra oggetti diversi tramite onde radio è la base su cui si è sviluppate la tecnologia e le soluzioni RFID.
Nel 1948, Harry Stockman scrisse un articolo intitolato “Communication by Mean of Reflected Power”. In questo articolo, l’ingegnere svedese, si riferisce per la prima volta al concetto di RFID, parlando dei principi di funzionamento dei Tag passivi.
A quell’epoca la tecnologia non era abbastanza sviluppata per poter pensare ad applicazioni civili, in quanto il costo era ancora troppo elevato. Affinché la tecnologia RFID poté essere matura per poter applicare le soluzioni ad altri contesti oltre quelli militari c’era bisogno di un’evoluzione. Occorreva ridurre dimensioni e consumi e aumentarne la potenza di calcolo.

Primi utilizzi civili dell’RFID

La prima applicazione commerciale dell’RFID fu l’EAS (Electronic Article Surveillance) per evitare i furti in negozio alla fine degli anni ’60. Tuttavia, questo non era ancora un sistema di identificazione automatica poiché era solo in grado di individuare la presenza o meno del transponder, ma non leggere lo specifico Tag.
Nonostante la soluzione RFID fosse poco evoluta suscitò l’interesse di università, laboratori, investitori, governi e aziende private. Dopo qualche anno vennero registrati i primi brevetti di Tag attivi e passivi, come il dispositivo per aprire una porta senza chiave dell’imprenditore californiano Charles Walton.
Alla fine degli anni ’80, l’RFID era una tecnologia abbastanza sviluppata, applicata, a seconda dell’uso, in alta o bassa frequenza. Venne impiegata per l’identificazione di animali e persone, il pagamento di pedaggi come il Telepass in Italia e il monitoraggio di beni e mezzi.
Solo nel decennio successivo, IBM presentò un nuovo Tag che funzionava con frequenze ancora più alte, l’UHF (Ultra High Frequency). Poteva essere letto a distanze maggiori e con un trasferimento di dati più veloce, ma il prezzo ancora elevato ne rallentò la diffusione.
Il costo dei Tag e dell’infrastruttura necessaria a lettura fu il motivo principale per cui le aziende rinunciarono alla sua introduzione.

I tag passivi “low cost”

Per rendere dunque l’RFID più economico, lo sviluppo proseguì focalizzandosi sulla miniaturizzazione dei componenti, in primis il Tag in modo da ridurre l’energia richiesta per la sua attivazione. Furono quindi progettati dei Tag che non richiedevano più una batteria annessa, ma che erano in grado di alimentarsi con l’energia del campo elettromagnetico fornita del lettore.
I costi si ridussero ulteriormente grazie all’Auto-ID Center, il laboratorio di ricerca sull’RFID del Massachusetts Institute of Technology diretto dai professori Brock e Sarma. Questo cambiò notevolmente il concetto alla base del Tag RFID. Brock e Sarma semplificarono il Tag rimuovendo la memoria interna per il salvataggio dei dati e mantenendo solo un numero seriale per la sua identificazione. Tutto il resto delle informazioni veniva gestito in un database online mentre la correlazione delle altre informazioni veniva demandata al software applicativo.

La svolta: sviluppo e applicazioni di massa

Questa nuova concezione del Tag portò ad alcuni immediati vantaggi:
• Riduzione dei costi;
• Aumento dell’efficienza della logistica grazie a informazioni facilmente condivisibili.
Il successo consentì all’Auto-ID Center di aprire altri 6 centri di ricerca nel mondo supportato dagli USA, da produttori di RFID e multinazionali. L’utilizzo di chip più economici e la miniaturizzazione dei circuiti integrati portarono finalmente ad uno sviluppo di massa della tecnologia RFID. Le soluzioni RFID cominciarono ad essere applicate in diversi settori, nonostante la logistica mantenne un ruolo principale. La crescita della richiesta, tutt’oggi in forte espansione, ha portato a un’ulteriore e continua riduzione dei costi dovuta all’economia di scala che si è creata. Questo ha reso la tecnologia economica e sostenibile in nuovi campi di applicazione.

Le soluzioni RFID ad ampio spettro

Negli ultimi anni l’RFID ha suscitato ancor più interesse data la diffusione della “Mass Customization” e dell’“Internet delle Cose” (IoT). È soprattutto in questa ultima applicazione che la tecnologia in esame risponde perfettamente alla richiesta di un mondo di oggetti sempre più connessi. I Tag passivi di oggi consentono la memorizzazione di 2.000 Byte = 2Kb pari a 2.000 caratteri (lettere o numeri). Questo permette di incidere sul Tag, oltre al codice del prodotto, informazioni sulle varie fasi di produzione.
Dato il ridottissimo spessore dei supporti cartacei dei Tag moderni è possibile stamparvi sopra il codice a barre per una lettura sia ottica che elettronica.

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